Non posso dire di sapere tutto, ma dopo tre anni che viaggio in lungo e in largo su quest’isola e aver ospitato e organizzato viaggi per i miei amici, conosco il modo per far vedere le meraviglie di Bali. Negli anni passati, come quest’anno i miei amici, affascinati dai miei racconti di viaggio, hanno scelto di trascorrere le vacanze qui, e Melo e Mela dalla city londinese si sono affidati al tour operator di famiglia. Il loro viaggio verso Ubud, dopo la sosta relax nel sud, inizia dalla visita al Pura Tanah Lot. È tra i templi marini più gettonati sull’isola. Preso d’assalto soprattutto al tramonto, Tanah Lot non è più solo un luogo spirituale ma una vera esperienza. Per Melo e Mela la visita é avvenuta al mattino, pensando di fare una scelta intelligente evitando il turismo. Ma non abbiamo pensato ai gruppi cinesi. Questo tempio, nel tempo, si sta organizzando sempre più per accogliere tutti i turisti che atterrano a Bali. Solo tre anni fa c’era una sola entrata e la vista del tramonto era possibile da ogni punto delle stradine pedonali che fiancheggiano il mare. Oggi le entrate sono divise per lettera, fino alla D, la zona di parcheggio si é quadruplicata, come le bancarelle, ristorantini (warung) e turisti. Bisogna fare molta attenzione a dove si cammina perchè si rischia di calpestare le infradito del turista di fronte o il velo della sposa che a Tanah Lot viene a fare le foto. La leggenda di questo tempio riguarda l’amore: è di buon auspicio andarci da sposati perchè il tempio, costruito su una roccia divisa a metà, potrebbe dividere le coppie non ancora unite ufficialmente. Al tempio marino, solo i balinesi, possono accedere attraversando un breve tratto di mare, quando c’è bassa marea. Ai turisti é consentito solo apprezzare il tempio sulla sponda di fronte facendo molta attenzione agli spruzzi d’acqua. I gruppi di cinesi per questo sono molto attrezzati: l’ombrello che tutti hanno serve sia per ripararsi dal sole che dalla lavata garantita delle onde. Dwita Gen per gli amici Nyoman, dopo averci aspettato al parcheggio insieme a tanti altri driver, ci ha accompagnato alla nostra seconda tappa. Ubud. Per Melo e Mela abbiamo pensato di stupirli nuovamente prenotando a Nord di Ubud in mezzo alle risaie, in un luogo di totale relax. Villa Lumbung (il nome vuol dire fienile) ha due semplici bungalows su due piani. Interamente fatti di bamboo e legno, nascosti nella fitta vegetazione del giardino sono di rara bellezza. Il proprietario, un tipo veramente particolare, ha a cuore il benessere fisico e mentale, cucina per gli ospiti e offre una colazione tradizionale con prodotti freschissimi e salutari. Gestisce la struttura in modalità “comune da figlio dei fiori”: la zona cucina é aperta a tutti con la possibilità di accedere a birra, succhi, latte, caffè .. Basta solo scriverlo sul quadernino!La fiducia prima di tutto!!! A cavallo dei motorini affittati dai nostri amici di Pajar House abbiamo iniziato a scorrazzare per Ubud e nei suoi dintorni. Per un’avventura da Mowgli nella jungla abbiamo attraversato la Monkey Forest. Un santuario al centro di Ubud, polmone verde della città, abitato da scimmie ingorde di banane. Melo ne porta ancora i segni sulla sua maglietta bucata dai dentini di una scimmietta affamata. Ma la fame della furba scimmietta ha contagiato i nostri compagni di viaggio. Per riempire pancia e spirito giorni prima avevo prenotato un tavolo al Fair Warung Bale. Questo ristorante, dove ovviamente si mangia benissimo, sostiene la causa portata avanti dal fondatore dell’associazione umanitaria Fair, dando cure mediche ai balinesi che non si possono permettere l’ospedale. Alex, ormai da anni ha lasciato la su Svizzera per vivere a Bali e aiutare la popolazione locale. La sua frizzante metà balinese, Eka, rende l’atmosfera del warung carica di energia positiva. Tutti parlano con tutti, lingue diverse per una sola causa e Mela, ha contribuito ancor di più, donando garze sterili per l’associazione. Il primo giorno é ormai andato, ancora un caffè sui cuscini del terrazzino gustando il silenzio della notte spezzato solo dal simpatico verso del Tokek e dai continui chicchirichì dei galli che non si sa perchè, qui, cantano a qualsiasi ora del giorno e della notte.
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Grazie per le informazioni che state offrendo.
Abbiamo prenotato un viaggio nell’isola di Bali e partiamo il 21 di settembre e quindi quello che scrivete per noi è molto importante per poter gestire le escursioni.Purtroppo non parliamo l’inglese (il minimo per la sopravvivenza), in loco sarà possibile trovare delle guide che parlino l’italiano o lo spagnolo oppure il francese che per noi sono più comprensibili ?
l’itinerario nostro è di 5 giorni a UBUD per poter fare le escursioni, 3 giorni di mare a Kuta di relax e poi 3 giorni a Singapore, visto che dovevamo per forza fare scalo.
Grazie per l’attenzione
Michele e Rossella
Sono molto felice che le informazioni che scrivo vi siano utili. Soprattutto nella zona del sud, dato il numero abbondante di turisti italiani, ci sono guide che parlano la nostra lingua. Una guida di cui ho il contatto fb so che parla l’italiano. Si chiama Pande Wirta chiedetegli l’amicizia e contattatelo. Comunque se alloggerete in una grossa struttura alberghiera è possibile abbiano driver che parlino italiano o che possano procurarvene uno. 5 giordi ad Ubud sono perfetti per apprezzare la vera Bali. Kuta è più occidentalizzata ma per il divertimento e il relax è ok. A Singapore ho fatto uno scalo di sole 13 ore ed ho visitato solo il Marina Bay Center e i Giardini attigui. Vi consiglio di andare nel quartiere indiano e di provare il cibo nella famosa food court, mentre China Town non è un granchè. Buon viaggio